Simone Crolla (Managing Director - AMCHAM American Chamber of Commerce in Italy)

Apr 12, 2013 5572

Esclusa l'Ambasciata e i Consolati, la American Chamber of Commerce è certamente l'istituzione americana più importante che abbia sede in Italia: con una storia quasi centennale, fa da insostituibile punto di riferimento per i rapporti commerciali fra i due Paesi. Il Consigliere Delegato della Amcham è Simone Crolla, giovane e dinamico manager che ha accettato volentieri di rispondere a qualche nostra domanda. Per questo lo ringraziamo.

Dr. Crolla, la American Chamber of Commerce è protagonista fondamentale nei rapporti commerciali ed economici tra Italia e Stati Uniti. Le chiediamo di raccontarci qualcosa sulla istituzione che Lei rappresenta.

La American Chamber of Commerce in Italy è nata a Milano nel 1915, quindi ormai quasi 100 anni fa, come una sorta di ambasciata economica degli Stati Uniti d'America, anche se non è un organo del Governo federale ma rappresenta più quella che qui da noi è la Confindustria, che negli Usa rappresenta oltre 5 milioni di piccole, medie e grandi industrie. Da allora la Camera ha aiutato centinaia di aziende americane per l'ingresso nel mercato italiano. Oggi siamo ancora il punto di riferimento per le aziende americane presenti in Italia, che sono circa 1.800 tra le partecipazioni ed i veri e propri brand presenti qui da noi, ma aiutiamo anche gli imprenditori italiani che vogliono esportare o insediarsi negli Usa, visto che gli investimenti americani verso il nostro Paese sono in una fase di sensibile calo.

Abbiamo circa 500 aziende iscritte e il nostro Presidente Onorario è l'Ambasciatore americano pro-tempore, oggi S.E. David H. Thorne. Nel nostro board siedono poi 35 componenti in rappresentanza delle più importanti aziende aderenti e il nostro Presidente operativo è il Senior Director di McKinsey & Co. Vittorio Terzi. Lavoriamo soprattutto su tre filoni.

Il primo è quello della advocacy, ovvero la lobbying, un termine che negli Usa ha un'accezione molto meno dispregiativa di quella che risulta nella nostra lingua e nel nostro Paese: cerchiamo di portare all'attenzione del decisore pubblico alcune problematiche che ci vengono evidenziate dai nostri associati, mediante position papers che, provenendo da un ente terzo, possono venire accolti con ragionevole apertura e riflessione.

Il secondo filone è quello dei servizi: per le aziende americane che vengono qui è fondamentale avere assistenza per muoversi nella giungla di autorizzazioni, burocrazia ed opportunità italiane, o per trovare le persone alle quali affidarsi. Siamo molto efficaci anche per gli italiani che intendono andare in America, in collaborazione con Simest ed Ice, con l'interpretazione delle varie normative per superare alcuni ostacoli, il match making per trovare ad esempio l'importatore giusto per un dato prodotto, il suggerimento di quale dei 50 Stati Uniti possa essere meglio ricettivo per il business dell'azienda italiana.

Il terzo aspetto è il networking: facciamo circa 50 eventi in un anno, in tutta Italia. Dalla prima colazione – informale e all'americana - con ospiti importanti e aperta solo ai Ceo delle aziende, il "power breakfast", a eventi conviviali e seminariali, alle missioni: molto successo ha quella in Silicon Valley, che ormai facciamo da un paio di anni, in cui accompagniamo piccoli e grandi imprenditori italiani a visitare i centri di ricerca delle più grandi aziende californiane. Annualmente, poi, organizziamo il Transtlantic Award Gala Dinner, con il quale premiamo le aziende americane che hanno investito cospicuamente in Italia, e quelle italiane che hanno fatto rilevanti investimenti in America: quello di quest'anno si terrà il prossimo 26 novembre ed è per noi un importante appuntamento per evidenziare come possano essere vincenti e dinamiche le relazioni commerciali tra i due Paesi.

Come siete strutturati tematicamente?

Abbiamo al nostro interno i comitati e i gruppi di lavoro, che sono veri e propri piccoli think tank che si riuniscono tra Milano e Roma con cadenza mensile, suddivisi per settore: all'interno di ognuno di essi ci sono i principali esperti della materia, un mix tra grandi e piccole aziende e professionisti. Da qui nascono i suggerimenti che - come ad esempio con l'Agenda Digitale - proponiamo alle Autorità, le quali conoscono la credibilità e la competenza dei componenti dei nostri comitati.

Siete presenti in tutta Italia?

Sì. La sede fisica è a Milano, ma in giro per l'Italia abbiamo diversi chapters con un rappresentante locale che veicola le nostre politiche presso il suo territorio. Per ora siamo presenti a Roma, Bari, Palermo, Torino, Verona e Vicenza, e a breve anche a Bologna e a Genova. È un network che funziona anche per i nostri stessi associati: qualche anno fa abbiamo organizzato un road show per una nota azienda americana del mondo "digital" in città dove non avevano punti di riferimento propri, e tramite i responsabili dei nostri chapters tutte le università e le antenne locali delle associazioni imprenditoriali interessate sono state contattate ed hanno potuto prendere parte alle iniziative sul loro territorio.

Qual è dal vostro punto di vista lo stato dei rapporti commerciali ed economici tra i due Paesi, e cosa si può fare concretamente per migliorarli?

La zona comune tra Europa e Usa è ancora a tutt'oggi quella con lo scambio commerciale più grande e importante al mondo. I due Paesi rimangono partners strategici l'uno per l'altro, anche se lo scambio tra Italia e Usa è notevolmente calato negli ultimi anni di crisi, in entrambe le direzioni. Ma le nostre esportazioni stanno lentamente risalendo grazie alla forza del Made in Italy: i nostri prodotti hanno ancora grandi margini di miglioramento sul mercato americano, che non è fatto solo dalle due coste ma anche dalla vasta e interessante terra che c'è in mezzo. D'altro canto, noi siamo 60 milioni di abitanti che amano i beni di consumo e abbastanza sofisticati in fatto di gusti e possibilità: basti pensare al recente grande successo dell'iPhone 5. E nonostante i grandi problemi, ci sono segnali positivi anche in termini di investimenti americani qui: recentemente ha aperto in provincia di Piacenza il primo centro di distribuzione di Amazon, che servirà non solo l'Italia ma anche l'Europa.

L'American Chamber of Commerce a livello mondiale, insieme al Dipartimento di Stato americano e alla Commissione Europea, sta portando avanti il Transatlantic Economic Council, una lunga e difficile trattativa volta ad ottenere un free trade agreement fra gli Stati Uniti d'America e i prossimi auspicabili Stati Uniti d'Europa. Noi qui in Italia stiamo conducendo un importante studio su tutte le principali multinazionali americane, siano esse presenti in Italia oppure no, per capire quali siano le principali criticità nel fare investimenti qui in Italia, che per ora risultano essere quelli noti: alta tassazione, incertezza legislativa, il ritardo infrastrutturale, la burocrazia. Una volta conclusa la fase di raccoglimento dati, elaboreremo alcune soluzioni sotto forma di proposte normative che sottoporremo agli organi decisionali.

L'innovazione e la creatività sono essenziali per far ripartire il nostro Paese, e la miscela tra il genio italiano e l'ambiente americano fecondo per le start up è la migliore possibile. Voi in Amcham siete promotori del Brain Calling Fair, di cosa si tratta?

Brain Calling Fair ci permette di mettere in contatto talenti, giovani di belle speranze e persone di qualsiasi tipo che abbiano un'idea innovativa, con aziende già ben strutturate, prettamente americane ma non solo, al fine di ragionare insieme sull'ipotesi di portare avanti l'idea imprenditoriale in questione. Non è una job fair, e si differenza dalle business plan competition che proliferano in Italia perché chi propone l'idea qui non ha bisogno di arrivare con un documento già strutturato, e perché quest'idea non è proposta a venture capital o business angels quanto piuttosto ad aziende già avviate e leader le quali operano nel settore di competenza dell'idea stessa. Il successo di questa iniziativa ha portato già all'approfondimento di alcune di queste idee da parte delle aziende partecipanti, ma alcune di esse hanno ritenuto interessante anche chi ha proposto le idee, finendo per offrire a qualcuno di loro anche un contratto. Stiamo sviluppando una vera e propria piattaforma delle idee e tra qualche mese lanceremo il nuovo progetto.

Tra qualche giorno gli americani saranno chiamati a decidere se confermare Obama per altri quattro anni o dare fiducia a Romney. Non le chiediamo un giudizio politico, ma un suo pensiero su come questa grande democrazia mostri ad ogni tornata elettorale la sua compiutezza e la sua rinnovata vivacità.

Sono un grande estimatore del modo in cui funziona la politica americana. Mi impressiona vedere il livello di coinvolgimento che c'è attorno al dibattito per le elezioni, come sono scientificamente preparati i dibattiti televisivi ma anche gli eventi ai quali i due candidati partecipano nei singoli Stati, la partecipazione, il livello di accuratezza programmatica su cui si confrontano. Mi impressionano le doti di leadership dei due candidati, personaggi carismatici, preparati e pronti a conquistarsi i voti uno per uno. Credo che noi qui in Italia dovremmo trarne grandi insegnamenti: dal sistema elettorale al sistema delle primarie con regole certe, all'importanza che si conferisce ai valori della famiglia, della persona e della patria.

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