Giuseppe Pastorelli (Italian Consul General in Boston)

Si scrive Boston, ma si legge Italia

Oct 02, 2013 5161 ITA ENG

Sulla costa est, più su di New York c'è un'area dove furono e sono tantissimi gli italiani che sbarcarono e ancora oggi si trasferiscono. E' l'area del New England, che proprio in questo periodo è ancora più bella grazie ai magnifici diversi colori che si possono trovare nei tanti meravigliosi luoghi in cui la natura americana si mostra in tutta la sua bellezza.

Il New England ha luoghi dove fu fatta la storia americana: è qui, a Cape Cod e poi a Plymouth, che nel 1620 sbarcarono i pellegrini del Mayflower, in fuga dall'Inghilterra verso un futuro incerto; è qui, nel porto di Boston che scoppiò nel 1773 la rivolta del Tea Party in base al principio "no taxation without representation", che portò poi all'indipendenza. Ma al tempo stesso qui si trovano anche, secondo il QS World University Rankings, le due migliori università del mondo, il Massachusetts Institute of Technology (MIT) e Harvard.

Questo sguardo rivolto al tempo stesso verso un grande passato e un promettente futuro vale esattamente anche per la nostra comunità che lì arrivò e oggi risiede, formata da diversi tipi di emigrazione, integrati insieme e rappresentati da diverse associazioni e gruppi, che fanno riferimento al Consolato di Boston. Anche qui incontriamo un Console giovane ma molto in gamba, Giuseppe Pastorelli, a conferma del fatto che il network diplomatico italiano negli Stati Uniti assomma in sé dinamismo, freschezza e al tempo stesso grande competenza.

Signor Console, Boston ed il New England sono zone che rivestono un'importanza fondamentale per la storia degli Stati Uniti d'America. Le chiediamo di descriverci brevemente su quali Stati si estende la giurisdizione del Consolato da Lei guidato, e qualche nozione in più circa le caratteristiche di questo territorio e di coloro che lo popolano.

Il Consolato ha giurisdizione per cinque Stati: Massachusetts, Rhode Island, New Hampshire, Vermont e Maine. Sono Stati che fanno parte della culla della civiltà americana, in particolare il Massachusetts e il Rhode Island, dove è anche forte la presenza italiana. Sono Stati che coniugano bene la tradizione, e quindi la storia da quando i padri pellegrini arrivarono su queste coste, e innovazione, su cui questi Stati hanno investito e che li proietta verso il futuro. Sono anche aree di una grande ricchezza e bellezza naturale, meta quindi di turismo sia interno americano che estero. E' un'area vicina all'Europa: Boston era uno dei porti che insieme a New York accoglieva le navi europee, e per questo è un'area popolata da diverse etnie di provenienza europea, tra le quali noi Italiani giochiamo un ruolo molto importante.

Il New England ospita anche diversi americani di origine italiana. A Boston c'è una Little Italy che è la zona del North End, e la storia vuole che spesso qui ci sia stata rivalità con la comunità irlandese, molto popolosa. Il Sindaco uscente Thomas Menino, di origine italiana, è stato il primo ad interrompere una lunghissima serie di Sindaci di origine irlandese. Com'è oggi la comunità italiana?

Effettivamente Boston è una città molto irlandese, ma è vero che è anche una città molto italiana. Passeggiando per Boston, e parlando con i Bostoniani, si capisce bene come e quanto gli italiani abbiano contributo a costruire e a plasmare questa città, e lo stesso Stato del Massachusetts. La nostra presenza si può dividere in differenti categorie. Gli italiani trasferiti qui dopo la seconda guerra mondiale (anni '50, '60 e '70), che hanno lasciato il nostro Paese principalmente per motivi economici, costituiscono un nucleo importante della presenza italiana a Boston. C'è poi la componente degli italiani di seconda e terza generazione, i cui genitori o nonni o addirittura bisnonni si sono trasferiti tra la fine dell'800 e l'inizio del '900: alcuni di questi hanno riacquisito la cittadinanza italiana, e si sentono molto vicini al nostro paese. E poi c'è un fenomeno molto interessante, che è costituito dalla nuova emigrazione: e Boston, che è un polo accademico di eccellenza che attrae molto i professionisti ad esempio in campo medico e biomedico, e che ugualmente a livello finanziario è un punto di riferimento per la comunità economica americana ma anche mondiale, è meta di molti talenti italiani, che a volte vengono qui per brevi periodi i quali però spesso si trasformano in più lunghe permanenze. Queste tre anime compongono una collettività di circa 17.000 iscritti all'AIRE (la presenza reale è sempre un po' superiore al numero degli iscritti) e un numero di italoamericani che nel solo Massachusetts supera le 600.000 unità: quindi una presenza davvero importante.

Nel 2011, in occasione dei 150 anni dell'unità d'Italia, abbiamo realizzato un progetto con il media lab del Massachusetts Institute of Technology, di nome Memory Traces (http://locast.mit.edu/memorytraces/), nel quale abbiamo realizzato una serie di interviste ad un gruppo rappresentativo di italiani che vivono in quest'area. Si tratta di persone che hanno storie differenti, che provengono da diverse regioni, con età che vanno dai 30 ai 70 anni, di seconda o di terza generazione, che dànno uno spaccato dei successi che gli italiani hanno avuto in questa città: a partire proprio dal Sindaco Menino, figura politica molto forte che ne ha fatto uno dei politici italoamericani più popolari, erede di altri italiani che prima di lui si sono affermati nella vita politica americana, come pure in quella economica, accademica, civile e culturale.

Il suo Consolato si estende in un territorio che ospita due delle istituzioni accademiche più famose del mondo, Harvard e il Massachusetts Institute of Technology. Ci sono molti ragazzi italiani che studiano lì?

In questo caso è più difficile dare numeri certi, ma la stima è che siano almeno 2.000 i giovani italiani professionisti e studenti che in queste aree vivono, studiano o lavorano. E' una comunità dinamica, ancora molto legata all'Italia, che però rappresenta anche nuove esigenze delle quali il Consolato deve tenere conto. Molti di essi sono insieme in un'associazione molto attiva che si chiama Professionisti Italiani a Boston, che opera e cresce molto bene e che vanta già più di 1.000 iscritti: sono partner del Consolato per diverse iniziative di carattere economico e scientifico, e con loro abbiamo organizzato ed organizzeremo eventi per il proseguimento dell'Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti.

Sono molti, quindi gli italiani che frequentano le università, come sono molti quelli che lavorano nelle diverse aziende della zona, specialmente quelle del settore biomedicale: ma ci sono poi diversi avvocati, artisti di talento. Molti sono parte di giovani famiglie, con bambini piccoli: abbiamo pertanto sviluppato una particolare attenzione all'insegnamento della lingua italiana e alla produzione di eventi anche per bambini, per venire incontro alle necessità di queste nuove realtà che numericamente stanno diventando sempre più importanti.

C'è una scuola italiana a Boston?

Non ce n'è una dedicata, ma più di 50 istituti insegnano l'italiano, in parte anche grazie agli investimenti messi a disposizione dal Ministero degli Esteri: è un sistema che funziona molto bene, ci sono solo nell'area di mia competenza quasi 8.000 studenti di italiano che beneficiano di queste opportunità. Dedichiamo a questo molta attenzione e molte energie, perché la promozione della nostra lingua è veicolo molto importante per promuovere anche la nostra cultura, il nostro stile di vita e quindi anche la nostra economia. Inoltre, stiamo lavorando per incrementare il numero di studenti liceali che fanno l'Advanced Placement di Italiano.

Quali sono i più importanti eventi realizzati per l'Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti, e cosa c'è in programma a Boston per l'ultima parte del 2013?

A settembre è stata in programmazione una rassegna cinematografica sul nuovo cinema italiano presso la Harvard Film Archive, che rafforza la collaborazione instaurata già un paio di anni fa: quest'anno per la prima volta, anche per venire incontro alle esigenze delle nuove e giovani famiglie cui prima accennavo, promuoviamo il cinema italiano contemporaneo, mentre in passato ci siamo occupati di retrospettive come ad esempio quella dedicata ad Antonioni. Continueremo a ottobre con due importanti conferenze ad Harvard: la prima, il 4 ottobre, dedicata a Galileo e alle macchie solari, in occasione del quattrocentenario del documento scritto da Galileo sulle macchie solari; la seconda il 16 ottobre proseguiremo la serie di colloqui annuali sulla storia e cultura italiana dedicati a Gaetano Salvemini presso il Centro di Studi Europei dell'Università di Harvard: quest'anno il Prof. Massimo Salvadori, emerito dell'Università di Torino, ci parlerà del periodo 1943-45 e della nascita della Repubblica.

Proseguiremo poi, insieme all'associazione Professionisti Italiani a Boston di cui prima parlavo, con un importante convegno sulla ricerca biomedica in Italia e negli Stati Uniti, dove approfondiremo le diverse politiche in atto per favorire la ricerca nei due Paesi, quali best practices possiamo noi mutuare e come meglio possiamo stimolare aziende e istituzioni accademiche americane a fare ricerca anche in Italia. Ci occuperemo anche di promozione della lingua italiana, attraverso la celebrazione del settecentenario di Boccaccio: insieme alla Brown University di Providence abbiamo lanciato un concorso per la migliore traduzione in inglese moderno ed il miglior adattamento ai nuovi media di una novella del Boccaccio, che terminerà con una serata in cui verranno premiati i vincitori e ci sarà una rappresentazione di una novella fatta da una compagnia di Certaldo, il comune di origine del poeta. Parleremo di politica, attraverso una discussione sul Principe di Machiavelli, a 500 anni dalla scrittura di questa importante opera.

Come dicevo, ci saranno anche eventi dedicati ai bambini: avremo con noi le marionette Carlo Colla, la più antica compagnia marionettistica italiana, che sarà a Boston per una settimana. E' quindi un programma molto ricco, che ha l'obiettivo di coniugare tradizione ed innovazione, di spaziare tra i diversi aspetti della cultura come la scienza, la lingua, il cinema, le arti visive: per dare agli amici americani una rappresentazione delle tante eccellenze del nostro Paese.

Ma sono state moltissime già dall'inizio dell'anno ad oggi, le occasioni per farlo. Abbiamo organizzato eventi di grande prestigio ed interesse, in stretto raccordo con le istituzioni locali: tre concerti riguardanti la musica di Giuseppe Verdi; l'esposizione della scultura "Il Bruto" in prestito dai musei capitolini (250.000 visitatori in meno di sei mesi); la celebrazione dei premi nobel italiani che hanno avuto a che fare con Boston, come Franco Modigliani – che ha insegnato tanti anni al MIT – e Rita Levi Montalcini, il cui allievo Emilio Bizzi è uno dei massimi esperti di neuroscienze al mondo e anch'egli professore al MIT, e fu portato negli USA quando era un giovane ricercatore proprio dalla Montalcini. Ma sono solo tre esempi a descrizione di molti eventi, ai quali mi piace aggiungerne un altro: con la scuola di vela di Mascalzone Latino, e sempre insieme ai Professionisti Italiani a Boston, abbiamo promosso il viaggio di due ragazzi della scuola di vela, che non erano mai stati qui, per partecipare ad alcune regate con circoli di vela locali. La scuola di Mascalzone Latino è, oltre ad una eccellente scuola di vela, ha anche una forte componente sociale, perché aiuta a formare attraverso lo sport ragazzi svantaggiati, favorendo il loro accesso allo studio e ad una vita sportiva e sana: il viaggio a Boston rimarrà sicuramente per sempre nella memoria dei due ragazzi.

E' di qualche settimana fa la visita del Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato. Quali spazi ci sono nel New England per le aziende italiane?

La presenza economica italiana qui è importante, anche se in termini numerici non sono tantissime le aziende italiane presenti, e l'interscambio tra Italia e Massachusetts è di un miliardo di dollari all'anno, minore rispetto ad altri Stati - ma in crescita. Ma la presenza imprenditoriale italiana è molto qualificata, soprattutto nel campo della ricerca, a partire dal progetto che l'ENI ha sviluppato insieme al MIT da 5 anni ed è stato poi rinnovato per altri 5, per la ricerca in campo energetico. A Boston c'è poi il quartier generale di ENEL Green Power, che è una delle realtà più dinamiche negli USA nel settore delle energie rinnovabili; c'è a Providence nel Rhode Island la sede di Lottomatica, dopo l'acquisizione di GTECH; siamo presenti nel settore dell'ingegneria, con il Gruppo Trevi che storicamente da qui comanda le operazioni in tutti gli Stati Uniti; nella finanza, con Unicredit che controlla Pioneer Investment, che è un fondo molto importante. I collegamenti via mare sono assicurati da due navi settimanali di Mediterranean Shipping Company che è il principale partner del porto di Boston per movimentazione merci. Insomma, la presenza italiana è significativa ed è anche giovane, perché molti degli studenti che arrivano qui decidono poi di aprire la loro piccola azienda: il fenomeno delle start up, soprattutto nel settore biomedico o in quello tecnologico, è in forte crescita. La visita del Ministro Zanonato si è inserita in questo contesto: c'era stata lo scorso novembre la visita del Presidente del parlamento del Massachusetts, Robert DeLeo – chiaramente di origine italiana – che aveva viaggiato tra Torino, Roma e Napoli per esplorare ulteriori potenzialità; e a novembre del 2013 sarà la volta di una missione qui a Boston di Confindustria. C'è quindi un quadro di grande ricettività per i prodotti italiani: il Made in Italy è molto apprezzato, in particolare per la componente tecnologica e per quella del lusso.

Tra l'altro, il Ministro Zanonato ha avuto occasione durante la sua visita di partecipare all'evento annuale di raccolta fondi organizzato per la costruzione di un Centro Italiano di Cultura a Boston: un progetto ambizioso e difficile, ma che gode del sostegno della comunità italiana, per rafforzare ulteriormente l'offerta culturale in una città che effettivamente è un polo culturale e accademico di eccellenza a livello mondiale.

Recentemente Boston è stata colpita dall'attentato avvenuto durante la maratona. Come ha reagito la città? E la comunità italiana?

E' stato un momento molto difficile per la città, che è rimasta profondamente ferita da quanto accaduto ma che ha anche mostrato un grande coraggio e tanta solidarietà, per ripartire insieme. E' stato veramente toccante vedere non solo la competenza e la bravura delle forze dell'ordine e di soccorso, ma anche di tutti coloro che erano sul luogo dell'attentato che si sono prodigati per dare soccorso ai feriti ed aiutare. Per noi sono state 24 ore difficili, con l'obiettivo principale di verificare e scongiurare la presenza di italiani tra le vittime: e per fortuna in effetti non ci sono stati italiani tra i feriti o i deceduti. Ora a Boston, che ha beneficiato anche di grandissimi gesti di solidarietà nazionale e internazionale, si guarda avanti, facendo tesoro di questa tragica esperienza. Da parte nostra, nell'evento di raccolta fondi di cui accennavo prima, abbiamo deciso che una parte di questi fondi andrà per una borsa di studio a favore di una delle persone che è stata ferita nell'attentato. Tra le eccellenze per le quali la nostra comunità italiana è nota, c'è anche quella della solidarieta', come fu il caso del terremoto in Abruzzo.

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