New York, ora Little Italy è nel Bronx

Jan 31, 2013 1810

Little Italy, fatti da parte. Il nuovo quartiere dove andare a New York per trovare il sapore autentico dell'Italia è il Bronx. Per la precisione, la zona di Arthur Avenue, nel quartiere Belmont, che secondo i suoi leader ambisce a diventare il prossimo "Village" della città.

Per decenni Little Italy ha significato l'area di Manhattan intorno a Mulberry Street, dove ogni settembre si tiene la festa di san Gennaro. Esiste ancora, ma Chinatown la sta fagocitando. E poi ormai è soprattutto una destinazione turistica, che va perdendo la sua autenticità.

L'alternativa è prendere l'auto, o il treno Metro North che parte dal Grand Central Terminal, e avventurarsi al Bronx. La Little Italy di Arthur Avenue ha grosso modo la stessa età di quella di Manhattan, ma per ragioni geografiche è sempre rimasta una sorella minore. Anche qui c'è stata la trasformazione demografica che ha cambiato la zona di Mulberry Street, legata soprattutto al positivo sviluppo della maggior integrazione degli italiani: mano a mano che hanno cominciato a fare soldi, e crescere nella scala sociale, sono andati ad abitare in quartieri più ricchi e meno identificati con una minoranza specifica. Hanno avuto successo, diventando così più americani e meno italo.

Il discorso vale anche per Arthur Avenue, dove ormai il 63% della popolazione è ispanica e alle finestre si vedono anche parecchie bandiere albanesi. Il carattere italiano delle strade e dei negozi, però, è rimasto più autentico, forse proprio grazie all'isolamento. I prodotti, dalle sopressate ai torroni, arrivano spesso direttamente dal Belpaese, e alcuni proprietari non sono neppure nati in America. Emigrati nel senso letterale della parola, anche se stanno a New York da una vita.

Vicino a loro vivono, o hanno vissuto, anche delle celebrità. Come lo scrittore Don DeLillo, che è cresciuto nelle strade di Arthur Avenue, e là ha ambientato la maggior parte del romanzo "Underworld". Anche il film che ha segnato l'esordio di Robert De Niro come regista, "A Bronx Tale", si svolge dalle parti di Belmont.

Per decenni questa comunità è rimasta nascosta, oscurata dalla popolarità della Little Italy di Manhattan, ma ora sta rivendicando il suo posto sulla mappa dei luoghi più caratteristici di New York. Gli ex abitanti che si sono trasferiti in quartieri più ricchi continuano a tornare, per fare la spesa o rivedere gli amici, mentre un nuovo pubblico fa la fila nei negozi, attirato dal fascino di scoprire sempre posti nuovi. Aiuta poi il fatto che a due passi ci siano il Botanical Garden e lo zoo del Bronx, perché molti visitatori finiscono su Arthur Avenue per il pranzo o la cena.

Gli abitanti e i proprietari di ristoranti, pasticcerie, salumerie e negozi vari lo hanno capito, e si sono organizzati nel Belmont Business Improvement District, guidato da Frank Franz. Vogliono migliorare i trasporti, i servizi e farsi pubblicità. Vogliono attirare nuovi clienti, diventando una destinazione, e sperano che i giovani, italiani e non, scelgano l'autenticità di queste strade per vernirci ad abitare. «Questo - scommette Franz - diventerà il nuovo Village».

di Paolo Mastrolilli

You may be interested