Ci sono notizie che fa sempre piacere leggere. Come quella che in una competizione internazionale bandita dalle Nazioni Unite, alla quale hanno partecipato centocinquanta progetti da trenta paesi del mondo, tra i cinque premiati ci sono quattro italiani (e un progetto indiano). I vincitori si sono distinti, si legge nelle motivazioni, per "originalità, innovazione tecnologica, sostenibilità e concretezza dei progetti". Non so voi, ma a me leggendo cose come queste si gonfia il petto di patrio orgoglio. Le proposte arrivavano da centri di ricerca, startup e aziende e riguardavano cruciali settori di interesse strategico in agricoltura.
In generale, fa sempre un certo effetto sentir parlare di agricoltura nel 2015, come se la terra e i suoi prodotti non ci riguardassero più, come se le stampanti 3D potessero un giorno stamparci anche i pomodori e le mele. Quasi che le nuove tecnologie ci avessero affrancato dalla dipendenza dalle piante, che ci sono invece necessarie per sopravvivere sul pianeta. Al contrario.
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