di Matteo Zampollo
Marco Belinelli ha una faccia sola per tutto. La chiama la sua pokerface (titolo anche della sua autobiografia appena uscita per Baldini&Castoldi). Schiaccia a due mani a difesa schierata, perde un pallone chiave, sbaglia un passaggio o tira da otto metri sulla sirena: la faccia è sempre quella.
Non alza un sopracciglio, non sgrana gli occhi, non muove un muscolo. In America dicono che somigli a Rocky Balboa. Forse, ma non esteticamente. Lui ha in testa solo la vittoria: da quando palleggiava, piccolissimo, con la maglia della Vis di San Giovanni in Persiceto al contratto da 19 milioni di dollari in 3 anni con i Sacramento Kings, sua nuova squadra, la sesta in NBA.
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