di Federico Taddia
«Certo che lo riconosco il suono, l'ho perfettamente stampato nella mente: è chiaro, elegante, libero e liquido. Meno roboante rispetto ad altre marche, ma più raffinato e colorato. È vivo e articolato, assomiglia quasi alla lingua italiana».
Socchiude gli occhi e accarezza l'aria mentre cerca di tradurre in parole la voce dei suoi pianoforti, Paolo Fazioli, 71 anni, romano trapiantato a Sacile, in provincia di Pordenone, per deviare un destino che lo vedeva proiettato nel mobilificio di famiglia e buttarsi con passione e competenza, intuito e testardaggine, alla ricerca di quel suono che lui aveva chiaro in testa.
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