Viaggio nella cucina italoamericana: Buca di Beppo a Times Square

Apr 05, 2013 1856

Quando Buca di Beppo ci ha invitati a provare il suo nuovo ristorante, proprio nel cuore di Times Square, sapevamo che avremmo fatto un'esperienza diversa dal tipico ristorante italiano. Vista la location e il nome, e il tripudio di tricolori, stavamo entrando esattamente in quell'altrove affascinante della cucina italoamericana!

Mi rendo conto che potrebbe apparire un delitto di lesa maestà per un italiano entrare in un posto italoamericano, pensato soprattutto per turisti che arrivano dalle zone più recondite dell'America direttamente a Times Square, non di certo ha l'ambizione di ospitare il console generale Natalia Quintavalle o il direttore dell'Istituto Italiano di Cultura Riccardo Viale, che avranno gusti diversi.

Eppure affacciarsi in un posto del genere è come aprire un altro libro della storia d'Italia, immergersi nella cucina italoamericana che si è costruita seguendo un percorso tutto suo: quello dell'emigrazione.

La prima cosa che bisogna sottolineare è che esistono solo due porzioni la BUCA SMALL perfetta per due o tre persone, la BUCA LARGE con cui possono cibarsi 4 o 6 persone. Insomma, non è il posto in cui andare a mangiare leggendo un buon libro. Buca di Beppo è una catena fondata nel 1993 in Minnesota, ed ora conta circa 92 ristoranti di cui 5 in Gran Bretagna. Così funziona la ristorazione in America. Se hai un'idea e funziona, cresci rapidamente, molto rapidamente. Non è un caso che la pizza sia nata in Italia, ma poi le catene siano tutte americane (Pizza Hut, Papa John's, Domino's Pizza).

Noi italiani osserviamo con diffidenza il trasformarsi di un ristornate in catena, diamo per scontato che ceda qualcosa in qualità, mentre preferiamo il tocco artigianale e geniale del ristoratore solitario che al massimo apre un'altro ristorante, ma non si allarga molto. Per gli americani invece è il contrario, la qualità e gli standard vengono rispettati nelle grandi catene, dove vi è un maggior rispetto delle regole.

Buca di Beppo però è un'esperienza che va fatta, perché a prezzi molto popolari vi immergerete in un mondo culinario di nomi strani e inaccessibili. Le paste tradizionali sono i ravioli con meat sauce (sugo di carne macinata), o con il semplice pomodoro su cui poi mettere il parmigiano. Poi passiamo alle Fettuccine Alfredo, Spaghetti with Meatballs (con le polpettone grandi sopra), fino ad arrivare agli specialissimi Chicken Carbonara che è un misto di salsa alfredo e pollo, ci sono poi Chicken & Sausage Ziti, e le mitiche Cheese Manicotti. In Italia pochi conoscono le fettuccine Alfredo, a base di burro e parmigiano, a cui si aggiungono gamberi, broccoli, e altri ingredienti a scelta. Eppure è uno dei piatti più importanti della tradizione italoamericana. Ma chi era Alfredo, l'uomo che ha cacciato dal cilindro un' invenzione che ora è d'obbligo nel menu di ogni ristorante di New York? Dietro ogni piatto si nasconde un mito. E la leggenda narra che le fettuccine siano state condite così per la prima volta nel 1914 a Roma, per una buona causa, e partendo da ingredienti semplici. La buona causa era moglie di Alfredo di Lelio, che aveva perso l'appetito mentre era in gravidanza, e andava risollevata con una salsa a cui non avrebbe potuto dire di no. E infatti disse di sì. Ma il piatto è diventato famoso grazie a due star di Hollywood Mary Pickford e Douglas Fairbanks che se ne innamorarono nel 1927, e lo consigliarono ai loro amici di ritorno dalla luna di miele romana. Negli Stati Uniti il ristorante Alfredo aprì nel 1977, e si trova a due passi dal Rockfeller Center. Ancora oggi i turisti vengono per provare l'originale salsa Alfredo, poco conosciuta in Italia, ma amata dagli italoamericani, che a loro volta non capiscono la cucina italiana.

Nel suo libro "Come sopravvivere ai Newyorkesi", Tiziana Nenezic descrive l'arrivo degli italoamericani in un ristorante italiano di New York, vale la pena trascrivere tutto il pezzo: "Ogni volta, sbirciando le loro facce confuse mentre analizzavano minuziosamente il menu, mi preparavo per l'inevitabile che si svolgeva più o meno così: sospiri, scambio di occhiate perplesse, chiusura degli inutili menu, poi si partiva con l'ordine, che immancabilmente annoverava una lista certa di piatti tradizionale che ogni ristorante italoamericano che si rispetti deve rendere disponibile su richiesta. "Portateci garlic bread per sei persone, due veal piccata con contorno di spaghetti marinara, due pasta primavera e due chicken scarpariello con contorno di fettuccine Alfredo". E già quasi dimenticavo di dirvi che qua nei ristoranti "italiani", i secondi hanno quasi sempre un contorno di pasta. Vi lascio immaginare la loro reazione quando cercavo di spiegargli che quei piattti lì non erano nel menu, in quanto ricette italoamericane e non autentiche italiane. Oddio, aprivti cielo! Neanche gli avessi ammazzato la nonna".

by Piero Armenti

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